
L’Odissea: Domenico Iannacone
ULISSE E IL SUO VIAGGIO

L’ODISSEA: DOMENICO IANNACONE
Su Rai 3, l’Odissea, di Domenico Iannacone è andata in onda il 2 Aprile, venerdi Santo, nonchè giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo.
L’Odissea, di Domenico Iannacone, giornalista sensibilissimo, è un film-documentario (di cui ha curato la regia con Lorenzo Scurati)) prodotto da Hangar tv di Gregorio Paolin)
Grande coinvolgimento emotivo mi ha provocato la messa in scena di “Ulisse e il suo viaggio”, poichè l’Odissea, il famoso poema omerico, diventa rappresentazione del doloroso viaggio dell’uomo odierno, che diviene piccolo e indifeso ostaggio del destino.
Destino patrigno che, come un mare in tempesta, gli rema contro cercando di farlo andare a scogli, portandolo lontano dalla sua Itaca.
Prima di raccontarvi dell’avvincente docu-film non posso prescindere dal ricordarvi un dato temporale storico: Quarant’anni fa la legge Basaglia instituì l’abolizione dei manicomi in Italia.
La follia però non è stata abolita.
E dunque cosa ne è stato di essa?
E chi sono gli attori Paolo, Fabio, Claudia, Marina, Andrea che, magnificamente, interpretano, con tutto il loro essere, l'”Odissea” di se stessi nella rappresentazione teatrale?
Costoro sono gli splendidi, capaci, attori della Compagnia Stabile Attori diversamente abili del Teatro Patologico di Roma tratteggiati con cura sensibile e paziente da Iannacone.
L’Odissea di Domenico Iannacone, ci parla di disabilità mentale attraverso il racconto delle vite di questi Attori bravissimi.
Tutti loro sono affetti da disagio psichico.
E sono tutti Attori che interpretano la loro Odissea personale ed attraverso questa raccontano a noi spettatori, della Odissea personale di ciascuno di noi.
Quanti, però, riescono o, più calzante, “vogliono”, veramente, “calarsi” nel vissuto di questi fantastici ragazzi o di altri che non riescono ad avere questa opportunità.
Persone autentiche che, con sforzo, nobilitato da vero talento, quello di essere dentro, con tanta forza, in un percorso, difficile, di disagio, ci prendono e c’abbelliscono, almeno per il tempo della rappresentazione, (ma si spera che un pò della loro particolare bellezza ci rimanga) l’anima.
Essi ci fanno EMOZIONARE.
E alla fine, ci fanno commuovere.. e riflettere , attraverso la sapiente narrazione, di Domenico Iannacone (ed è questa sua narrazione gentile, ma così evocativa, la pregevole dote di Domenico ) quasi fino alle lacrime, per la loro bellezza.
Queste belle persone son attori del Teatro Patologico di Roma diretto da Dario D’Ambrosi che ha ideato “Il viaggio di Ulisse” per la regia di Gianfranco Giuffrè.
E Dario D’Ambrosi chi è costui?
Io sapevo che era un attore. Bravo.
Venerdi 2 Aprile però, ho dedotto che è una persona fantastica.
Perchè forte e coraggiosa.
Soprattutto fuori dal comune.
Dunque forse pazzerello anche lui?
O, ponendoci domande senza aver paura a darci delle risposte, forse non siamo un pò tutti Paolo, Fabio, Claudia, Marina, Andrea?
Torno a Dario D’Ambrosi perchè quando cerca la camicia di forza che gli avevano fatto indossare al “Paolo Pini”, a me son venuti i brividi.
All’Istituto Psichiatrico “Paolo Pini”, Dario D’Ambrosi, vi si fa ricoverare, ancora giovanissimo, per 3 mesi, per studiare il comportamento dei pazienti.
Ed io penso, incollata al divano, che ci vuole un grande coraggio a “scendere” così “dentro” un’esperienza potentissima, in un modo così difficile, perchè così empatico e doloroso, come quello di sperimentarla all’interno.. quasi da paziente.
Dario D’Ambrosi, poi, dà a Domenico Iannacone, inaspettato per me e, penso, anche per il telespettatore, il privilegio, DURISSIMO, di fargliela “mettere addosso”
E difatti, Domenico dirà: -È un momento fortissimo, che non mi aspettavo. Me la lega dietro e mi dice: “Muoviti”-. – E io gli rispondo: “Mi sembra di soffocare. L’unica cosa che puoi fare in questa condizione è sbattere la testa contro il muro”.
Capite ” Soffocare”..”Sbattere la testa contro il muro”
Ed io, instintivamente, ho fissato il muro di fronte…
“Poi, dice Domenico Iannacone, mi mostra delle vecchie immagini dimenticate dei manicomi”.
“Dimenticate”.. Eh già perchè, rifletto, le cose orribili (e vergognose perchè le sofferenze perpetrate nei manicomi sono state disumanamente crudeli) si vogliono “dimenticare”..
Ma.. dimenticare non equivale a “Cancellare”
Il mondo della disabilità mentale esiste.
NON SI PUO’.. è IMMORALE.. far finta di niente..
Ci spiega Domenico: «La mia voce nel film è un po’ quella di un cantastorie, di una sorta di Omero che ripercorre le vicende, mantenendo sempre un registro alto, per armonizzare il mio racconto alle vite dei protagonisti».
L’Omero- Domenico Iannacone, poi continua, con delicatezza, ma con chiarezza, a raccontarci il mondo della disabilità mentale.
Di questi “fratelli” che non dobbiamo scordare, perchè sono loro che danno grazia alla nostra esistenza di insopportabilmente “convinti” di essere “normali” e che questo sia addirittura un nostro merito e un nostro vanto!
Domenico ci prende per mano e ci illustra di questo viaggio che si srotola nel viaggio.
E noi diventiamo piccoli:
Quindi senza sovrastrutture e raccogliamo l’essenza di questa storia e le storie di vita vissuta e DURA di questi attori, unici e meravigliosi.
Ma pure l’essenza , ovvero tutto quel “tanto” che c’è dietro una rappresentazione teatrale che è anche la metafora dell’uomo odierno, costretto a combattere contro il destino avverso.
Costretti, capite, come ad esempio ora, in pieno Covid, perchè pure volessimo non farlo, dobbiamo combattere.
Dobbiamo andare oltre le avversità, come Ulisse.
Eroe che fatica, come questi ragazzi che battagliano, che sfidano, nel loro vivere, tentando di abbattere, ogni giorno, tutti i muri, anche quelli odiosi del “Pregiudizio” ove non bastassessero tutti quegli altri che trovano sulle loro strade.
Per questo sono bellissimi questi ragazzi: perchè essi sono forti.
Hanno carattere. Non “mugugnano” per una mascherina, da portare, per proteggersi, sui loro volti meravigliosi poichè tanto i loro occhi, rivelatori inevitabilmente, della loro interiorità stupefacente, come stelle, brillano ancor più.
Ragazzi forti si, che loro malgrado hanno dovuto subire oltre che le difficoltà del loro status, anche quelle di una Pandemia cattiva perchè ci costringe, a ritrarci, a non abbracciarci ed ha imposto anche a loro le necessarie restrizioni.
Ragazzi tenaci perche portano con orgoglio il vessillo di una disabilità che però rende solo più grandi e che, a ben vedere, nemmeno diversità si può chiamare, poichè è vero che il confine tra follia e normalità è davvero labile.
E allora è proprio così, siamo tutti un pò normali ed un pò folli e chi può dire qual’è la misura giusta, delle quantità dell’una e dell’altra condizione..
E forse nemmeno esiste tale diversità, mentre, invece, il pregiudizio, mostro odioso, come dicevo,quello si, esiste.
Però loro dimostrano di saperlo combattere.
Nel docu-film le peripezie dell’eroico Ulisse sono le peripezie degli attori.
Sono le loro cadute seguite dal loro rialzarsi, caparbi, sono la loro sofferenza struggente, che vorresti lenire, perchè senti di voler loro bene, che li rende ancora più ammirevolmente tenaci, eppure delicati e fragili, ma capaci di guidarli attraverso una nuova speranza.
Questi fiori, dal profumo delicato eppure così intenso, sono i regali che per questa Pasqua, ancora per quest’anno bagnata di lacrime, tante, per chi non c’è più, ci ha donato, con l’ Odissea, Domenico Iannacone
Domenico grazie.
Fataviola
Per chi avesse perso la puntata potrà rivederla qui.
Per chi volesse aiutare il Teatro Patologico, che, ha risentito tanto per la pandemia di Covid, può farlo anche con un piccolo aiuto. Qui sotto vi lascio il Link dove troverete anche notizie sul Teatro Patologico, oltre che istruzioni per partecipare ed aiutare anche con poco una grande iniziativa, un grande atto d’amore di Dario D’Ambrosi verso quei “FIORI PROFUMATI”, che sono i suoi attori, bravi, tenaci, meravigliosi.
https://teatropatologico.com/ https://teatropatologico.com/


6 commenti
Elisa
È proprio vero, le cose orribili si vogliono dimenticare, ma non si possono cancellare.
Sono dentro di noi, sono parte di noi.
Le ferite, a volte guariscono, ma le cicatrici rimangono, come eterna memoria dei dolori vissuti.
Fataviola (Silvy)
Cara Elisa, è vero le ferite lasciano cicatrici..
e ci ricordano i dolori vissuti. Però dobbiamo, partendo dalla memoria di ciò che abbiamo patito,
trovare, ogni giorno il coraggio, di continuare il nostro cammino.
Buonanotte
Fataviola
Giorgio
Bella recensione, appassionata e appassionante!
Fataviola (Silvy)
Grazie Giorgio, sono contenta che il mio post ti sia piaciuto.
Cari saluti.
Fataviola
renato
La gente segue la scia dei normali, per restare tra i giusti, ma siamo tutti diversi, imperfetti e bisognosi della relazione. Solo chi ha sofferto va oltre le apparenze, non solo nel senso di accogliere, ma di riconoscere piena dignità a ciascuno.
Grazie, Fata.
Fataviola (Silvy)
E’ vero chi ha sofferto va oltre la siepe fitta e spinosa delle apparenze in cerca, tra le spine, di rose profumate d’amore.
Per tornare all’Odissea Domenico Iannacone ha saputo cogliere questo rose senza preoccuparsi delle spine per poi inebriarsi del loro profumo.
Una buona notte fatata.
Fataviola